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PRIMI PASSI

IL PRIMO INCONTRO

E' una soleggiata mattina di marzo, sono in piedi sulla 92 come ogni giorno, direzione università: tutto regolare. Viale Lancetti. La solita coda per il semaforo, stanno ristrutturando uno stabile sulla destra: la mia attenzione è attratta da un telo logoro che nasconde qualcosa, lì, nel cortile. Poi, una folata di vento primaverile si fa complice: solleva un lembo del telo scoprendo così una coppia di fari gemellati e un angolo di paraurti cromato. Poco? Per qualcun' altro, forse. E' chiaro: lì sotto c'è una Flavia! Arrivo in università, dovrei studiare Elettro col Berga ma, messolo al corrente, decidiamo di rimandare al pomeriggio e in cinque minuti siamo in Viale Lancetti. Lei è lì, sotto il telo. Lo tolgo, senza curarmi del viavai di muratori del cantiere: la mia attenzione è rapita da quelle lamiere malconce, opache, bisognose di cure ma ancora affascinanti, in grado di suscitare emozioni. Il sole di marzo si riflette sulle cromature facendole luccicare come l'acqua del mare in un pomeriggio d' estate. Rimango a guardarla per un pò: siamo io e lei, attorno il nulla... Era del padrone dello stabile, morto da tempo: lei è rimasta nello scantinato, dimenticata, per anni. Adesso è tornata a vedere la luce...Il signor Cattaneo, figlio dell' ex proprietario, si occupa di tutto: della ristrutturazione dello stabile per conto della Porsche Italia, del futuro della Flavia... Purtroppo il mio interesse per lei è pari, o superato, dall' indifferenza di Cattaneo: pare che nella mente di qualcuno una 280 Pagoda o una Carrera 4 possano cancellare i ricordi legati alla tranquilla, vecchia berlina di papà, sulla quale, magari, giocavi da piccolo e con la quale, magari, hai imparato a guidare... Le trattative per l' acquisto si protraggono per mesi: Cattaneo dice di essere superimpegnato, che devono inaugurare ai primi di giugno, che ci penserà dopo...Ma intanto, tutte le mattine, guardo la sagoma della Flavia, coperta alla meglio dal telo, ormai parcheggiata sul marciapiede, dietro l' angolo, perchè non c'è posto per una vecchia, gloriosa Lancia nell' ampio cortile della Porsche! Finalmente, a novembre, sembra che l' affare si avvii alla conclusione. Martedì: chiamo Cattaneo, ho fretta di toglierla da quel marciapiede: è un miracolo che ci siano ancora le quattro borchie cromate e che i cristalli siano intatti. Noto che ha tolto le targhe: il dramma. Un gesto semplice, di poco conto, apparentemente. Otto viti cromate che decidono la salvezza o meno di una "storica" su un marciapiede. Mi dice che i vigili, il lunedì, l' hanno portata via: perchè senza targhe, perchè abbandonata...perchè non c'è posto per una vecchia, gloriosa Lancia nel cortile della Porsche.

 

LA SVOLTA

Il tempo passa, ma il ricordo della Flavia di viale Lancetti è vivo. Ormai ho deciso: la mia prima "classica" sarà una Flavia, prima serie, come quella. Su Ruoteclassiche, alla "L", gli annunci sono tanti: le Fulvia coupè non si contano, di Flavia coupè ce ne sono tante, ma, ad un certo punto, sembra quasi più facile trovare una Flaminia bicolore grigio Tordivalle\nero piuttosto che una semplice Flavia prima serie. Ce nè una a Massa, ma è smontata, da riverniciare, però me la consegnano a domicilio: 3 milioni. Poi c'e quella di un giudice di Milano, perfetta, restaurata due volte, ha partecipato a due film. 10 milioni: d'altro canto si sà, le attrici hanno cachè elevati... Fino a 6 milioni posso arrivarci: il lavoro estivo in fabbrica rende bene: tolte le spese per l' università, dopo sei anni qualcosa ho messo da parte. Non è facile trovarla. Decido di mettere un annuncio nel sito del Registro Storico Lancia: forse tra amici qualcuno può aiutarmi. E infatti. Una settimana dopo arriva una e-mail: "Caro socio -magari!-penso di avere l' auto che cerchi, più che una vendita è un regalo. Fabio Gualtieri, Carpi, Modena". Sono un po' scettico (regalo ?!) ma telefono: dice che è stata restaurata, fuori, e che dentro è originale ma in buono stato. Solo il cruscotto è da rifare, ma del resto si sa, chi si illude di trovarne uno originale a posto? E' il problema della prima serie, ma a Trento li rifanno bene, omologabili: non è un problema. La telefonata va avanti, la macchina è grigia metallizzata, è stata radiata, è ferma da cinque anni: adesso non va in moto, ma lì c'è arrivata con le sue ruote...Poi si arriva al dunque: "Guardi, come le avevo anticipato è quasi un regalo: mi dia 2 milioni, o anche meno se le sembra troppo." Troppo bello, troppo facile, forse c'è qualcosa sotto, forse non è poi così perfetta. Chiedo come mai la vende e tutto diventa chiaro, in un lampo: "Ho bisogno di spazio, vendo le meno importanti: la Flavia -va bene-un' Augusta, un' Aurelia B21 e una B20 ­una B20! meno importante!!??-." Capisco al volo che sto parlando con un grosso collezionista (si spiega il "caro socio" della e-mail). Ci mettiamo d' accordo per andarla a vedere la domenica successiva. Domenica. L'appuntamento è per le 15.00 al casello di Carpi: alle 14.20 siamo già la, anche se non abbiamo corso. Forse siamo partiti un po' presto, io e mio papà, ma chi poteva rimanere a casa tranquillo sapendo di andare a vedere, e forse comprare, una Flavia? Per fortuna la casa di campagna di Gualtieri, dove tiene le macchine, è poco distante dall' autostrada e in pochi minuti viene a recuperarci. La casa è una cascina, ristrutturata, con la vecchia stalla da un lato: questa, anch'essa restaurata, è stata trasformata in uno "scrigno incantato". Quando Gualtieri apre il portone, l' emozione sale, il cuore batte forte: dentro, uno spettacolo che lascerebbe senza fiato ogni appassionato di classiche, e, forse, anche chi di classiche non si è mai interessato. Coperte da lenzuoli di lana, ordinatamente su due file, sono schierate un' Augusta, la Delta vincitrice dell' ultimo campionato del mondo rally conquistato dalla Lancia, poi l' Aurelia

B21, la Flavia (!) sulla prima fila, una B24 America, una B20, una Fulvia coupè da rally e un' altra Delta, gruppo N, sull' altra. E non è tutto: dal meccanico di fiducia c'è una Lambda con la quale Gualtieri partecipa alla Millemiglia e una Flavia Coupè. In mezzo a quelle nobili lamiere, in effetti, la Flavia è il pezzo meno pregiato, ma non importa: quando la vedo, la riconosco..., è lei..., l' ho ritrovata! Una sottile emozione mi invade… Una nota curiosa: è targata Piacenza. Evidentemente era destino che io la riportassi a casa.

 

FINALMENTE

In effetti la descrizione di Gualtieri è rispondente al vero: fuori è perfetta, come i due divani, e l' imperiale sembra addirittura nuovo. Il "flat four" è lì, non dice niente, per ora. Ruggine in giro: poca o niente. Mi sembra quasi si sia accorta che, per lei, qualcosa sta cambiando... Concludiamo l' affare: i 2 milioni sono quasi un regalo. Andrò a prenderla in settimana, quando avrò trovato un carroattrezzi ad un prezzo onesto. Venerdi. Mi chiama Diego: "Sto arrivando da Como, ho consegnato una "Osso di seppia", partiamo alle 15.00". Passo da Mario, che si occuperà della Flavia, ad avvertirlo: Mario è un vecchio meccanico della Guzzi, un meccanico alla vecchia maniera, sempre con lo straccetto in quelle manine d'oro. Alle 16.30 siamo da Gualtieri: la carichiamo, la pago e poi via, verso casa. In autostrada i camionisti allungano il collo per guardare il prezioso carico; qualche macchina si affianca, da dentro danno una sbirciatina... Quando arriviamo è quasi sera. Alla vista della vecchia berlina, dal bar di fronte all' officina escono alcuni signori sulla settantina, lì per la solita briscola: qualcuno la Flavia ce l' ha avuta, qualcuno l' ha sognata. Dalla ferramenta accanto spunta un compressore per gonfiare l' anteriore destra: tutti vogliono dare una mano per spingerla nel cortile. Anche Mario, di solito calmo e taciturno, salta come un grillo e subito si mette al volante. In effetti una Flavia non è cosa da poco. Adesso posso guardarmela con calma. L' anteriore destra non chiude bene, va registrata. Ma in compenso le altre tre si chiudono con un ovattato "clack" che lascia intuire la qualità costruttiva di questa quarantenne. Ti siedi sul divano posteriore, il panno fa le fusa, e sei a teatro: i cristalli panoramici, i due divani uguali, il padiglione alto creano un' atmosfera particolare, d‘altri tempi, sconosciuta alle macchine di oggi. Laggiù in fondo, sulla sinistra, il volante: grande, più grande di quelli moderni, sembra il timone di una nave. In effetti la Flavia proprio piccola non è: con i suoi quattro metri e cinquantotto è un macchinone.

Ha quarant' anni, li porta bene, ma il layout interno rispetta canoni attualissimi: i posti sono sei, il pianale è completamente piatto, il cambio al volante non toglie spazio ai passeggeri. Se si parlasse delle sue caratteristiche, senza nominarla, la Flavia sembrerebbe una moderna media di classe: quattro freni a disco, cinematismo dei cristalli a pantografo con precisione di movimento degna di un Rolex, luci di ingombro sulle porte, limitatore di sterzata per quando vai a sciare e monti le catene e infine una presa di corrente nell' abitacolo per la quale il libretto uso e manutenzione recita: "utile per una torcia portatile, un rasoio...". Il "flat four" è un gioiellino, tutto in lega d' alluminio, con le camicie sfilabili, intercambiabili. Dopo due giorni di cure del Mario parla, canta, ma non grida: se non fosse per la marmitta buca non si sentirebbe quasi. Il muso sembra quello di un caccia, con la calandra a listelli cromati più bassa e avanzata rispetto ai fari. In mezzo, lo scudo: stilizzato, cromato, ricorda il casato di appartenenza. Sulla destra, una cosa che ogni lancista vorrebbe avere: lo stemma del club H.i. F.i. Lancia. Non è il suo, l' ho trovato in una tasca portaoggetti interna, ma ci sta di un bene... Non vedo l' ora di guidarla, o meglio, condurla, ma sono tranquillo: ormai è qui, al sicuro, ritrovata.